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UDINE - Sovraffollamento e relazioni al centro della sicurezza penitenziaria.

Le associazioni: no a body-cam e OPG, servono ascolto, misure alternative e spazi di cura.
Aggiunto il: 28/06/2025
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Le tensioni e le aggressioni avvenute negli istituti penitenziari del Friuli Venezia Giulia riportano al centro dell’attenzione il tema della sicurezza nelle carceri, ma per molte realtà del volontariato il problema non si risolve armando gli agenti, bensì affrontando le cause strutturali: sovraffollamento, mancanza di personale qualificato, fragilità psichiatriche e carenza di progetti rieducativi. A ribadirlo sono otto associazioni attive negli istituti penali della regione, che esprimono solidarietà agli agenti feriti ma si dicono in disaccordo con l’idea di un rafforzamento degli strumenti coercitivi, come body-cam o bola wrap. “Come il Garante dei detenuti di Udine, Andrea Sandra, crediamo fermamente che la risoluzione non possa provenire da strumenti di difesa ma da un intervento sui problemi strutturali. Togliere diritti ai detenuti aggraverebbe le tensioni. Il nostro lavoro non è un passatempo: ascolto, supporto psicologico, attività familiari e risocializzanti sono fondamentali anche per la sicurezza degli agenti. Una detenzione che cura è una detenzione più sicura. Nessuno vuole tornare all’epoca degli OPG. La vera sfida è umanizzare il carcere, renderlo visibile e responsabile per tutta la società, e attuare davvero il dettato costituzionale”.

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