VENEZIA - La Lega fa quadrato sulla lista Zaia.
ROMA - al via il bando “Giovani Attività Professionali” della Regione Lazio.
“Ogni bambino è diverso, non possiamo applicare criteri rigidi” – Castaldini (Forza Italia)
“Chiediamo al Comune di Bologna di fare chiarezza sulla scelta di ridurre le ore di sostegno scolastico agli alunni con disabilità nelle scuole dell’infanzia paritarie, una decisione che rischia di compromettere il diritto all’inclusione e allo studio”. Con queste parole, la consigliera regionale Valentina Castaldini (Forza Italia) è intervenuta in aula con un’interrogazione a risposta immediata per denunciare quello che definisce un taglio “drastico” da parte dell’amministrazione comunale in vista dell’anno scolastico 2024-2025. Castaldini ha evidenziato come nelle scuole paritarie a gestione comunale il sostegno previsto sia sceso a 20-25 ore settimanali, rispetto alle 28 garantite negli anni scorsi e alle 40 di tre anni fa. “Ancora più critica la situazione nelle paritarie a gestione privata – ha aggiunto – dove il Comune garantirà soltanto 12 ore settimanali. Una scelta che non solo penalizza i bambini in condizioni di fragilità, ma rischia di comportare una riduzione dell’orario scolastico effettivo e di ricadere negativamente anche sul lavoro degli educatori coinvolti”. A rispondere è stata l’assessora regionale Isabella Conti, che ha escluso l’esistenza di un taglio lineare. “Il Comune di Bologna – ha chiarito – ha previsto per le scuole primarie comunali un sostegno pari a 25 ore settimanali più 12 ore annuali, con possibilità di incremento nei casi più gravi. Per le scuole paritarie private, le ore sono invece in linea con quanto stabilito dall’accordo di programma. Si tratta di una riorganizzazione, non di una riduzione indiscriminata”. Conti ha anche ricordato che sono stati programmati 18 milioni di euro dal fondo regionale per la disabilità, con l’obiettivo di garantire inclusione e servizi qualificati. Non soddisfatta della replica, Castaldini ha ribadito le sue perplessità: “C’è grande preoccupazione tra famiglie e operatori. È vero che esistono criteri, ma ogni caso è unico, ogni bambino ha bisogni diversi. Non possiamo trattare l’inclusione come una formula matematica.”
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