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Confcommercio Fvg consegna quasi 5.400 firme al Presidente Fedriga per riapertura attivitą.

Aggiunto il: 03/05/2020
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Il Presidente regionale Giovanni Da Pozzo, con i colleghi delle Confcommercio territoriali Gianluca Madriz di Gorizia, Alberto Marchiori di Pordenone e Antonio Paoletti di Trieste, a meno di cinque giorni dall’avvio dell’iniziativa, consegna virtualmente le firme raccolte al governatore della Regione Massimiliano Fedriga.
«Questo risultato conferma la gravità del momento – commenta Da Pozzo – e l’urgenza di riaprire le attività del commercio, del turismo e dei servizi messe in ginocchio dalle conseguenze economiche del coronavirus. Si tratta di aziende responsabili, pronte a ripartire in tutta sicurezza, per i collaboratori e per i clienti, in un’area del Paese che, grazie ai provvedimenti presi dal governo nazionale e alla responsabilità dei cittadini, ha visto il contagio tenuto sempre sotto controllo».
«La Regione – dichiara il governatore Fedriga, che ha informato Confcommercio di una trattativa aperta con Roma per la ripartenza di negozi e bar/ristoranti in regione, al momento prevista il 18 maggio e l’1 giugno, in tempi più brevi, rispettivamente l’11 e il 18 maggio – ha già chiesto con forza al governo di anticipare le riaperture, dettando regole precise e specifiche per consentire a ogni settore la ripartenza senza rischi per i lavoratori e senza ricadute in termini di contagio tra clienti e fruitori dei servizi. Per parte nostra, è intenzione disciplinare, anche attraverso l'emanazione di nuove ordinanze, tutte le fattispecie di competenza territoriale per agevolare al massimo la ripresa delle attività, pur sempre nel rispetto delle misure contenitive per evitare il diffondersi del virus».
L’appello alla Regione contenuto nella petizione, per «evitare uno scenario catastrofico», è non a caso a far valere a Roma le ragioni di un territorio che può e deve poter riaprire le imprese del terziario prima delle date fissate dal governo. Aiutateci a fare arrivare alle istituzioni la voce di aziende che vogliono lavorare, ma rischiano invece di morire».

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