MONFALCONE - Moretti su Fincantieri: “Servono risposte anche da Regione e Governo”


FROSINONE - Sanità, Battisti (Pd): “Nel Lazio sempre più cittadini rinunciano a curarsi”

Un passo avanti per la sanità dell’Area Nord modenese, con nuovi servizi dedicati alla gestione dei pazienti complessi e a un rafforzamento dell’integrazione tra ospedale e territorio. All’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola sono stati inaugurati il nuovo reparto di Terapia semintensiva multidisciplinare e un’area di degenza di medicina a indirizzo cardiovascolare, per un totale di otto posti letto aggiuntivi. Contestualmente è stato avviato un percorso innovativo di assistenza post-dimissione per pazienti pluripatologici considerati ad alto rischio di ri-ospedalizzazione. La nuova Terapia semintensiva, realizzata grazie a un investimento regionale di 300mila euro, dispone di quattro posti letto monitorati e attrezzature per la gestione dei pazienti più fragili, tra cui sistemi a pressione negativa utili a ridurre il rischio di infezioni. Accanto, quattro nuovi posti letto sono stati destinati ai pazienti con sintomatologia cardiovascolare, in stretta collaborazione tra internisti e cardiologi. Il modello di continuità assistenziale post-dimissione prevede invece il coinvolgimento coordinato di ospedale, assistenza domiciliare, infermieri di Comunità, medici di medicina generale e Centrale operativa territoriale, con visite e monitoraggi programmati fino a un mese dalla dimissione. All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, la sindaca di Mirandola Letizia Budri, i rappresentanti dell’Azienda Usl di Modena e i direttori dei reparti coinvolti. «Una sanità sempre più integrata e capace di rispondere ai nuovi bisogni di cura e assistenza dei cittadini» ha dichiarato l’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Raffaele Donini, tramite l’assessora delegata alla cerimonia, la vicepresidente della Regione, Miriam Fabi, che ha sottolineato come il potenziamento dei servizi «rafforzi il percorso di cura e migliori la presa in carico dei pazienti più fragili».
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