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TRIESTE - oscurati 30 siti italiani sui falsi investimenti in criptovalute

Aggiunto il: 28/12/2025
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La Polizia di Stato ha sequestrato nei giorni scorsi trenta siti internet italiani utilizzati per promuovere falsi investimenti in criptovalute, al termine di un’attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Trieste. L’indagine prende le mosse dalla denuncia di un cittadino che, convinto di aver avviato un rapporto di lavoro a distanza tramite applicazioni di messaggistica istantanea, è stato progressivamente coinvolto in un meccanismo fraudolento che gli ha causato una perdita di circa 7mila euro.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la vittima era stata inizialmente incentivata a mettere “like” a contenuti sui social network in cambio di piccoli compensi. Successivamente, gli era stata proposta un’attività di presunto trading in criptovalute, con la promessa di guadagni rapidi e rilevanti. A rendere credibile la truffa, i responsabili avevano messo a disposizione un portale web che simulava l’andamento dei mercati finanziari, inducendo l’utente a versare denaro su wallet riconducibili agli stessi truffatori. L’attività investigativa, condotta dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Friuli Venezia Giulia sotto il coordinamento del sostituto procuratore Chiara De Grassi, ha permesso di individuare non solo il sito inizialmente utilizzato, ma anche altri ventinove portali riconducibili alla medesima organizzazione criminale. Tutti i siti, caratterizzati dal dominio “.it” e da una struttura grafica molto simile, erano chiaramente destinati a colpire utenti italiani. «Stiamo assistendo a un continuo incremento di denunce per falsi investimenti online», ha spiegato Michela Sambuchi, dirigente del Centro operativo. «È fondamentale diffidare dalle proposte di guadagno facile o dai rendimenti eccessivamente elevati e rivolgersi esclusivamente a intermediari autorizzati, verificando sempre l’iscrizione presso la CONSOB, unica garanzia di operare con società realmente esistenti». Le indagini sono tuttora nella fase preliminare. In base al principio di presunzione di innocenza, le responsabilità degli indagati saranno accertate solo all’esito del processo e non sono stati diffusi elementi utili alla loro identificazione.

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