Sarebbero almeno sei le persone iscritte nel registro degli indagati successivamente al bando emanato dalla protezione civile del Friuli Venezia Giulia per la produzione di mascherine non sanitarie con allegata autocertificazione di filtraggio minimo di 0.5 micron. Alla base dell'inchiesta un ragionevole dubbio, che avrebbe portato a due esposti in Procura di Udine sull'autocertificazione prodotta dalle aziende che si sono aggiudicate le importanti commesse. Le domande che gli inquirenti si starebbero ponendo, scrive Belviso., sarebbero diverse tra le quali la Regione Fvg non ha permesso l'accesso agli atti ad una ditta ricorrente che riteneva impossibile produrre in 48 ore una certificazione di filtraggio? Per quale ragione quando la Protezione Civile ha avuto notizia di tale impossibilità non ha bloccato il bando, ma anzi ha affrettato a concludere l'aggiudicazione fino a procedere per un secondo lotto? Perchè la Regione Fvg si è rivolta all'Università di Udine per un parere sulla capacità di filtraggio delle mascherine distribuite alla popolazione e che risposte ha ottenuto? Chi ha imbustato le mascherine prodotte dalla TTK srl e quali regole di igiene ha seguito nelle procedure? Ma, soprattutto, come può una mascherina dotata di certe capacità di filtraggio mantenere le stesse proprietà rispetto a quando viene testata, anche dopo cinque, dieci, quindi, venti lavaggi in soluzioni a base di varichina? Ci sarebbe, poi, un secondo filone di indagini, sempre collegato al business mascherine, concentrato sulle aggiudicazioni e sui tempi sospetti di produzione e distribuzione, oltre che sulla cifra esorbitante (circa 3,5 euro cadauna) pagata dalla Protezione Civile del Fiuli Venezia Giulia alle aziende produttrici di mascherine in tessuto stile "fasin di besoi"...Il primo a darne notizia è stato il giornalista Marco Belviso.
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