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TRIESTE - Furti in abitazione: due ordinanze di custodia cautelare ed 11 perquisizioni eseguite dalla Polizia.

Aggiunto il: 15/09/2022
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Nelle giornate dell’8 e 9 settembre uu.ss, gli investigatori della Squadra Mobile giuliana, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica dottoressa Chiara de Grassi, titolare del fascicolo processuale, hanno dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, nei confronti di due persone residenti a Trieste. Nell’ambito delle medesime indagini, svolte relativamente ad una serie di furti in abitazione consumati tra i mesi di marzo e luglio nel Comune triestino, sono state altresì eseguite, con l’ausilio di personale in servizio presso la Squadra Mobile di Udine, 11 perquisizioni presso il domicilio di altrettanti soggetti connessi alle suddette attività delittuose. Un fenomeno, quello dei reati contro il patrimonio ed, in particolare, dei furti in abitazione, in forte ascesa anche nella Provincia di Trieste, dove la recrudescenza con cui vengono perpetrati desta particolare allarme sociale. Le indagini, di fatto, hanno avuto origine proprio da un furto commesso nel mese di marzo u.s. all’interno di una villetta sita sull’altipiano carsico; nell’occasione, approfittando della temporanea assenza dei proprietari, i soggetti si erano introdotti nell’abitazione e, dopo averla messa a soqquadro, si erano allontanati con alcuni oggetti di valore. Nel frangente, però, erano stati notati da alcuni residenti che avevano immediatamente allertato le Forze dell’Ordine. Il pronto intervento di alcuni equipaggi della Squadra Mobile e delle Volanti, oltre al recupero di tutta la refurtiva, aveva consentito di individuare, nell’immediatezza, due connazionali (uno classe 2000, pluripregiudicato per reati specifici e l’altro classe 1999). La successiva attività investigativa esperita al fine di individuare gli ulteriori complici della coppia, aveva permesso di accertare la compartecipazione nel reato di un altro soggetto italiano gravato da numerosi precedenti classe 1971 che, come accertato nel corso delle indagini, sarebbe risultato essere l’ideatore, organizzatore ed esecutore di una pluralità di reati. In particolare, il contesto emerso nei mesi di indagine, aveva rivelato una frenetica attività delittuosa incessantemente condotta da quest’ultimo e dall’uomo classe 2000, i quali risultavano essere alla continua ricerca di occasioni per perpetrare reati contro il patrimonio. Infatti, dalle conversazioni intercettate e dai servizi di osservazione e pedinamento svolti dagli investigatori giuliani, era emerso come gli indagati fossero assiduamente impegnati nell’ideazione e perpetrazione dei delitti, per i quali veniva adottato un consolidato modus operandi che comprendeva, a seconda della situazione, l’assunzione di informazioni sulle potenziali vittime e l’attenta perlustrazione del territorio finalizzata ad eludere telecamere e testimoni. In ogni caso, ogni singolo colpo veniva studiato nei minimi dettagli: veniva deciso il coinvolgimento ed il ruolo degli eventuali complici, vagliate le variabili possibili e progettata l’esecuzione criminosa che, qualora la circostanza l’avesse richiesto, si sarebbe dovuta concretizzare anche usando violenza o narcotici nei confronti delle vittime, un tanto al fine di farne scemare le capacità di difesa e, contestualmente, agevolare l’azione predatoria. La puntuale ricostruzione dei fatti reato operata dagli agenti impegnati nelle indagini, che veniva corroborata da diversi sequestri di gioielli ed oggetti preziosi eseguiti presso esercizi “compro oro” cittadini ai quali i rei, anche attraverso i loro sodali, si rivolgevano per rivendere la refurtiva, consentiva di raccogliere inequivocabili elementi probatori in ordine a svariati furti in abitazione. In ragione di quanto sopra, il Pubblico Ministero competente emetteva 11 Decreti di perquisizione personale e locale nei confronti di 8 soggetti sottoposti ad indagini e 3 non indagati ma ritenuti comunque vicini ai due cautelati; parimenti, il Giudice per le Indagini Preliminari, considerata la gravità dei fatti contestati ed il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di analoghi reati, emetteva a carico dei soggetti del 1971 e del 2000 l’Ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, che veniva ad entrambi notificata ed eseguita da personale di questa Squadra Mobile. Nel corso delle perquisizioni effettuate, veniva anche trovato nella loro disponibilità di un lampeggiante blu tipico delle auto “civetta”, oggetti che il medesimo, all’occorrenza, avrebbe potuto utilizzare per simulare l’appartenenza alle FF.OO.

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