Nello scorso mese di marzo la Regione ha finalmente emanato un Sistema integrato di interventi in materia di immigrazione (ovvero la Legge regionale 3 marzo 2023 n. 9) che è un documento imprescindibile per chiunque voglia approcciarsi al tema in parola in modo proattivo nel Friuli Venezia Giulia. Infatti non è un caso che a Monfalcone la Giunta e la Maggioranza non ne parlano mentre da marzo in poi avrebbero dovuto portarla all'attenzione di quasi tutte le Commissioni consiliari e del Mondo scolastico ed associazionistico cittadino. Potrà non piacere del tutto a sinistra perché esce da un Consiglio regionale a maggioranza di centrodestra, ma nei fatti è ancora più scomoda per la Destra locale che sulla questione migratoria ha un approccio puramente propagandistico che ha fruttato moltissimo sul piano elettorale modificando a fondo la composizione del consenso elettorale. In ogni caso a mio avviso ci sono dei passaggi ineludibili. Ai fini della presente legge (art. 5) per comunità straniere storiche si intendono le comunità straniere che, alla data di entrata in vigore della presente legge, sono presenti in Regione da almeno vent’anni dalla data di costituzione. Si ricordano poi l'articolo 4 parità dei diritti tra donne e uomini, l’art. 1 che enuncia la necessità di gestire il fenomeno con l'art. 8 promozione di azioni volte a favorire le attività di controllo collegato all'art.13 Osservatorio regionale dell'immigrazione: questi tre articoli prefigurano, ripeto con un forte ritardo, la necessità di gestire il fenomeno al di fuori quindi di una logica meramente neo-liberistica che ha fatto soprattutto a Monfalcone danni quasi oramai irreparabili. L’articolo 3, interventi in ambito lavorativo: si parla del contrasto al lavoro irregolare, al lavoro sommerso, al caporalato, allo sfruttamento, promuovendo in tutti i settori economici la cultura della legalità e della sicurezza e assicurando interventi per favorire l’integrazione sociale, sanitaria, abitativa e lavorativa. L’articolo 12 sui mediatori culturali: a Monfalcone Ami svolge meritoriamente un ruolo di supplenza dei poteri pubblici locali assenti ma presenti nel sollevare polemiche pretestuose come il presunto digiuno degli alunni nel Ramadam o il bagno vestito in spiaggia, provocazione quest'ultima che si doveva ignorare (nella psicologia comportamentista si parla di "estinzione" che deriva appunto dall'ignorare la negatività), invece in tanti (anche tra i "politici" persino regionali) hanno ingenuamente abboccato. Da segnalare infine l’art. 2 ovvero la prevenzione e il contrasto alla radicalizzazione: a tal fine la Regione partecipa a forme di coordinamento di attività con autorità dello Stato, con istituzioni scolastiche e religiose e con gli enti locali. Tale provvedimento normativo regionale (frutto della Destra di governo) infine andrebbe correlato con il “Patto nazionale per un Islam italiano”, espressione di una comunità aperta, integrata ed aderente ai valori ed ai principi dell’ordinamento statale” redatto nel 2017 con la collaborazione del Consiglio per i rapporti con l’Islam italiano e recepito dal Ministero dell’Interno (allora era Minniti). Il documento era stato sottoscritto dalle principali associazioni e organizzazioni islamiche in Italia, rappresentative di circa il 70% dei Musulmani che attualmente vivono in Italia.
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