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MONFALCONE - Controlli della polizia locale  nel centro culturale slamico in città:

Il caso finisce in parlamento con un interrogazione dei verdi sinistra. A cosa serviva identificare i bambini?
Aggiunto il: 24/01/2024
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"Sapremo direttamente dal Ministro
degli Interni quali sono state le motivazioni e le modalità con
cui la polizia locale di Monfalcone ha effettuato il 18 gennaio
scorso un controllo al centro culturale islamico Darus Salam,
ritenendo necessario identificare il minuscolo gruppo di bambini
che, con due giovani maestre, era impegnato nel doposcuola.
Ma non è questa è l'unica questione sollevata nell'interrogazione
presentata ieri alla Camera dei Deputati da Nicola Fratoianni,
deputato di Alleanza Verdi e Sinistra: il ministro Piantedosi è
chiamato anche ad illustrare le iniziative con cui la Prefettura
di Gorizia garantisce alla comunità islamica di Monfalcone il
diritto costituzionale di praticare la propria fede religiosa".

Lo annuncia in una nota la consigliera Serena Pellegrino,
esponente di Alleanza Verdi e Sinistra nel Consiglio regionale
del Friuli Venezia Giulia, ricordando che "il divieto
recentemente imposto dalla sindaca Anna Cisint sull'utilizzo del
centro culturale Darus Salam riguardava lo svolgimento di
pratiche di culto, ai sensi di norme urbanistiche che, in base
alla destinazione d'uso dell'immobile, non consentirebbero di
utilizzarlo quale un luogo di preghiera".

"L'interrogazione depositata dall'on. Fratoianni - prosegue la
consigliera regionale - è esplicita nel ribadire che il centro
culturale era aperto per l' attività di doposcuola, non già per
lo svolgimento della preghiera, e che la polizia locale ha
comunque effettuato l'accesso nei locali dell'associazione,
procedendo altresì all'identificazione di tutte le persone
presenti, bambini compresi, un fatto che è palesemente
gravissimo, nella sostanza giuridica e negli effetti intimidatori
che ha certamente prodotto".

"Visto che la sindaca di Monfalcone si è trincerata dietro la
scusa delle ordinarie attività di controllo, peraltro del tutto
improbabile nei confronti di un doposcuola di ragazzini, e
possiamo immaginare quanto fossero spaventati, è inevitabile
rivolgersi altrove, chiedendo al Ministro degli Interni se sia
ammissibile e coerente con la Carta costituzionale operare a
livello locale in modo da creare crescente tensione nei confronti
della comunità islamica di Monfalcone e rendere ancor più
difficile il mai facile percorso di contrasto alle
discriminazioni e di integrazione: che si tratti dell'ente locale
o della Prefettura di Gorizia, la pubblica amministrazione -
sostiene ancora Pellegrino - ha il dovere di creare le condizioni
per l'esercizio della libertà religiosa e per realizzare la
coesione l'armonia di tutte le componenti della popolazione nel
rispetto delle diversità e provenienze".

"Se al contrario si ricercano sistematicamente, come fa la
sindaca di Monfalcone, tutte le occasioni per intralciare e
impedire l'esercizio di diritti fondamentali, ci si deve
accollare anche - conclude la nota di Avs - la gravissima
responsabilità di alimentare criticità e tensioni, discriminando
in maniera inaccettabile una parte della cittadinanza, con il
risultato di rendere sempre più pericolose le conseguenti
fratture sociali".

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