Monfalcone, ormai da più di 100 anni, non è più famosa per la tratta dei cefali ma è riconosciuta in Italia e nel mondo come la città delle navi bianche. E’ diventata nel corso degli anni, soprattutto grazie a Fincantieri ma non solo, un polo industriale di livello regionale, nazionale e mondiale.
In questo momento molto critico sotto l’aspetto socio-economico, abbiamo l’obbligo di essere seri e concreti, tutelando innanzitutto la salute dei lavoratori.
Le considerazioni sulla politica,se non quella sindacale, non è il nostro mestiere ma non possiamo, non dobbiamo restare in silenzio davanti all’ordinanza del Sindaco di Monfalcone che rappresenta l’ennesimo grave atto di criminalizzazione di TUTTI i nostri lavoratori e, indirettamente, del nostro Stabilimento.
“Il divieto di ingresso con indumenti di lavoro negli esercizi commerciali di qualsiasi tipo, uffici pubblici, mezzi di trasporto pubblico,taxi”
Così si legge nell’ordinanza che colpisce ed offende i lavoratori,varata all’alba della riapertura di Fincantieri, che questa volta ha potuto firmare il Sindaco Cisint (perché era già nelle sue intenzione qualche mese fa) riportandoci alla mente le contravvenzioni elevate nei confronti dei dipendenti che, durante la pausa pranzo, consumavano un panino fuori dai locali di Panzano.
La domanda che ci poniamo però è quali siano le differenze, in termini di contagio da COVID-19,
fra il nostro “terlis” e qualsiasi altro indumento: questo interrogativo non ce lo siamo posti riguardo alle divise indossate dalle forze dell’ordine, dai volontari della protezione civile, dai volontari della CRI o dagli infermieri del 118; non ce lo siamo posti neppure sugli abiti degli addetti dei supermercati che abbiamo affollato in queste settimane di corsa alla spesa o sulle giacche e cravatte dei dipendenti delle poste.
Forse il Sindaco, invece di accanirsi contro le tue blu con misure a dir poco draconiane, dovrebbe dedicarsi un po’ meno alle dirette ed un po’ di più alla tutela di quegli esercizi che cercheranno di rialzarsi dopo questa crisi epocale, e che l’ordinanza mette a rischio.
In questo lungo periodo di inattività il cantiere, grazie ad RSU ed RLS che giornalmente vivono il lavoro e si confrontano con le maestranze, ha completamente cambiato il suo modo di approcciarsi al quotidiano, focalizzandosi se possibile ancora di più sulla salvaguardia della salute dei lavoratori e della comunità. In maniera tangibile e concreta, noi sì, lo abbiamo fatto e vigileremo affinchè questo accada anche nel futuro.
NOI CONTINUEREMO AD INDOSSARE ANCORA CON FIEREZZA QUEL “TERLIS” DI CUI OGGI QUALCUNO VORREBBE CHE CI VERGOGNASSIMO
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