TRIESTE - Denunciato dai Carabinieri perché trovato in possesso di sostanza stupefacente
MONFALCONE - Mezza Panzano senza elettricità da alcune ore.
“Ancora morti sul lavoro, omicidi si chiamano, colpiscono sempre i lavoratori di tutte le età, dai troppo giovani ai troppo anziani, ma soprattutto i lavoratori stranieri che in gran parte operano in ditte di appalto e subappalto. Tentati omicidi gli infortuni, omicidi violenti e quelli legati all’esposizione dei materiali aumentati del 12% negli ultimi mesi, fotografa un sistema produttivo fallimentare senza futuro. Il Paese che fonda la propria democrazia sul lavoro, su quel lavoro che nell’idea dei Padri Costituenti avrebbe dovuto generare diritti, libertà e dignità, non solo non riesce ad arginare la strage quotidiana di operai ma ha ormai consolidato l’idea di un lavoro che ferisce, uccide, diventata normale fatalità, un bollettino di guerra cronaca per un giorno. Qualsiasi persona con un minimo di coscienza si chiede cosa si può fare affinché chi va a lavorare torni a casa sano e salvo. Il Primo Maggio Giorgia Meloni ha promesso in via di urgenza con un video “di mettere al centro la sicurezza del lavoro”. I 650 milioni di fondi Inail, risorse fresche promesse per contrastare le morti sul lavoro, confermati ai Sindacati l’8 maggio e ribaditi, davanti al Presidente Mattarella il 3 luglio scorso, ancora non ci sono. Sul contrastare le morti prevalgono le ragioni del Ministero dell’Economia per cui l’avanzo dell’Inail diventa utile per tentare di abbassare il deficit al 3%, condizione per sbloccare le spese in difesa. E lo stesso ministero che ha dato gli 80 milioni di soldi pubblici ad una azienda già condannata per le morti amianto. Poi, per interessi corporativi, clientelismo e interessi politici, prevalgono gli ostacoli sull’unificazione o almeno per un coordinamento dei troppi organi di vigilanza disarticolati su competenza nazionale e regionale di Inps, Inail, Asl, ecc. Ancora senza decisione il collegamento in rete di tutte le banche dati e di un portale nazionale del sommerso voluto dal governo Draghi. Mentre rimane bloccata la proposta di istituire una Procura distrettuale e nazionale del lavoro su cui si discute da venti anni. Niente per assicurare processi più veloci, per una tutela legale effettiva per le vittime, degli orfani, dei coniugi spesso costretti ad aspettare anni per una sentenza con il rischio prescrizione. Sarebbe importante sapere quali siano le forze politiche favorevoli e quelle contrarie, soprattutto sapere il perché, anziché sentire la macabra retorica ad ogni omicidio sul lavoro: “Mai più”, “Più controlli”, “Pene più severe”. La solidarietà del tempo di un giorno, per poi continuare nel maledetto silenzio. Anche a Monfalcone la destra al governo ha deciso, con alcuni atti, di partecipare a questo disegno servile facendo il lavoro sporco, come: il silenzio sui 80 milioni regalati al colpevole condannato; il revisionismo sulle responsabilità, cancellando la parola “Vittime”; la chiusura del Tavolo permanente amianto; il silenzio tombale sui materiali sostitutivi, le Fibre artificiali vetrose; il silenzio sul mancato rispetto della legge sulla sicurezza del 2008, sugli spogliatoi, con i conseguenti pericoli anche sulla salute pubblica; il silenzio sul decreto Salvini del 2023 sul codice appalti e sulla correzione del 2025 per l’estensione ai subappalti; il silenzio sui 200 morti di amianto ogni anno in Regione e sui processi al capolinea. Oggi siamo alla solidarietà dovuta alla vittima, e poi il nulla. In alternativa di un confronto, di una contrattazione sui processi complessi in corso, per scelta politica “del tanto peggio tanto meglio” hanno scelto di mettere in atto una campagna violenta di delegittimazione del lavoro accusando Fincantieri e lavoratori di essere la causa di tutti i mali di Monfalcone, proseguendo nella demagogia cosciente, seminando veleni che minano le basi del futuro, tutto per nascondere i propri limiti e impotenze. Va detto con chiarezza che sono stati i lavoratori negli anni 80 a salvare l’apparato produttivo locale, che la IV ristrutturazione totale del cantiere è stata contrattata tra sindacato e azienda, che il nuovo sistema produttivo e i nuovi prodotti ne sono la conseguenza in un mercato globalizzato, che le crisi del 2008, 2011, del Covit sono state superate bene, che il carico di lavoro aquisito è l’innovazione tecnologica sono un ulteriore frutto positivo. Proviamo ad immaginare Monfalcone senza tutto questo. E troppo parlare di rivoluzione? Quello che è mancato è stato il confronto e la contrattazione sui processi conseguenti aperti, con la Regione, la Città, il Territorio, e mancata la POLITICA che si è scoperta conservatrice, trovandosi ininfluente nei processi in corso che non si fermeranno. Rispetto a questo sviluppo, al prodotto di eccellenza è inaccettabile il mancato il riconoscimento del ruolo dei “Maestri del mare” come vengono chiamati dall’azienda, salario, sicurezza. Esiste un problema di costruire visioni: quale progetto di sviluppo per Monfalcone si intende proiettare? Partire da una ribellione nel solco dei valori della Costituzione lavoro, diritti, dignità, libertà di tornare a casa sani, sicuramente non si sbaglia, fa bene.”
Luigino Francovig
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