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MONFALCONE - “Chi giudica cos’è il razzismo?”: La riflessione di Luigino Francovig sul razzismo locale

Aggiunto il: 10/10/2025
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“Chi giudica cosa è il razzismo? Questo interrogativo è affiorato alla mente di chi, una volta eletto, è chiamato a guidare la nostra città nella continuità? Dovrebbe essere al corrente della risposta, ma il seguito dimostra che la sua domanda è sincera, non lo sa. Per un aggiornamento potrà utilmente consultare l’opportuna definizione sul dizionario di lingua italiana: una convinzione fondata sul presupposto che esistono razze di specie umana biologicamente superiore destinate al comando, e di altre “inferiori” destinate alla sottomissione con persecuzioni, discriminazione, sfruttamento, dominio, negazione dei diritti umani basandosi su caratteristiche come il colore della pelle, l’origine etnica o la nazionalità. Insieme pensiero e azione. Provo a ricordare alcuni punti, ma ho fondati dubbi sulla volontà di intendere. Nel nostro caso si tratta di sentimenti di avversione basata su appartenenza ad aree geografiche. Ricordo gli anni dove nel mirino erano i napoletani, siciliani, sloveni, veneti e friulani, non era campanilismo, né tifoseria: era disprezzo puro. Lo stesso sentimento che molti italiani emigrati per lavoro all’estero hanno subito sulla loro pelle, non ha insegnato niente. Monfalcone è una città del Mondo dove vivono persone che provengono da oltre 80 nazioni. Nonostante ciò sta crescendo una piaga sociale negativa verso I lavoratori cercati per necessità produttiva, regolati da accordi nazionali e regionali. Si manifesta con atti di sopraffazione compiuti su persone in base al colore della pelle, credo religioso, indicate come responsabili di una sostituzione etnica, della insicurezza in città. Un’invettiva costante, con un linguaggio offensivo, livoroso, squadrista che piccona le fondamenta della convivenza, crea danni strutturali. Siamo arrivati al paradosso che i lavoratori, quelli che producono il capitale, pagano le tasse, vengono indicati come il nemico visibile. Ieri “italiani mafiosi” oggi “islamici tagliagole” nessuna differenza. In questa città è stata sdoganata a livello istituzionale la parola “Remigrazione” sostenendo che non è una brutta parola! Remigrazione è una proposta di pulizia etnica che prevede la deportazione di massa di immigrati non bianchi e dei loro discendenti, a volte anche quelli nati in Europa. Un viaggio obbligato spesso con la forza, incatenati, vedi il primo atto dell’era Trump. Quindi, in discussione è l’immigrazione in se. La Remigrazione è la politica razzista che si sta realizzando. Per sua natura vigliacca, il razzismo si sfoga solo in schiacciante superiorità numerica. Razzista è il Ku Klux Klan, il nazismo, il fascismo. Nel nostro ordinamento è invece un’aggravante penale. In economia la rinuncia all’impiego di lavoratori immigrati a basso costo è un atto di autolesionismo. L’Ungheria è un caso patetico, quello di un governo costretto a obbligare per legge nel 2018 i suoi connazionali a fare 400 ore di straordinario all’anno, pagati anche con tre anni di ritardo, per sopperire alla mancanza di forza lavoro. Questa legge di schiavitù, dopo grandi lotte è stata abolita nel 2021. Da noi il supplichevole slogan: “Prima gli Italiani” non riesce a convincere la nostra forza lavoro a fare certi lavori in cantiere. La generosa precedenza accordata non è sufficiente. L’Azienda, le Aziende sono costrette a impiegare i secondi, i terzi, visto che i primi non si presentano. Stesso insuccesso si riscontra in agricoltura, edilizia, servizi, cosi anche per il gran fabbisogno di badanti a sostegno della nostra popolazione diventata più anziana. Il razzismo induce a credere che da noi ci sia un’invasione di stranieri, mentre il fenomeno è perfettamente opposto: più di cinque milioni di connazionali sono iscritti al registro dei residenti all’estero (penso che nessuno voglia venga fatto loro qualsiasi atto di discriminazione). La presenza di immigrati è di molto inferire. In gran parte sia gli emigrati che gli immigrati sono per lavoro, e gli atti di razzismo hanno come obbiettivo quello di infierire su di loro, per quello che rappresentano, metterli in ginocchio per poi avere campo libero. Il razzismo è pertanto un disturbo della percezione e nuoce gravemente a chi ne è affetto. Andrebbe adeguatamente curata/o presso le aziende sanitarie locali. Purtroppo qualche volenterosa spiegazione dei sintomi al paziente non basta e non giova. Definito questo, al centro va posta la tematica che è un processo in corso, va recuperata dalla politica, governata con la massima condivisione nei filoni della Costituzione”.

Francovig Luigino

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