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MONFALCONE - L’allarme di Francovig sui fumi cancerogeni nei luoghi di lavoro: “Respirare è una questione di vita e di morte” 

Aggiunto il: 04/11/2025
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“Nei mesi scorsi lo IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha riconosciuto che importanti elementi che compongono i fumi della saldatura e del taglio al plasma sono cancerogeni. Per tutti, penso ai miei compagni di lavoro, alle migliaia di saldatori e carpentieri impegnati a costruire le navi esposti a questi fumi, alle conseguenze subite, alle sofferenze, alle tante lotte per la salute, al mezzo litro di latte quanto è costato. Respirare una questione di vita e di morte, fumi e fibre. Ci troviamo nelle terre delle morti di amianto italiane e slovene, nelle terre delle esposizioni ai materiali potenzialmente pericolosi di ieri ma che hanno una continuità anche oggi, con nuovi materiali. Dopo 33 anni del suo divieto di utilizzo, in Regione, ogni anno muoiono 200 persone, mentre il lavoro continua ad uccidere. Ci troviamo in una città ferma a qualche azione di testimonianza, stordita, chiusa ermeticamente in silenzio che respinge la realtà, rispetto a quanto sta avvenendo sui posti di lavoro dove la prevenzione della salute e della sicurezza ha dei risultati deludenti. Davanti agli infortuni avvenuti oltre alla solidarietà dovuta, alla richiesta di corsi, a parlare di appalti, come titoli vuoti per un giorno, manca un disegno complessivo. Oltre quella degli “infortuni zero” va costruita la nuova frontiera in cui sviluppare la prevenzione che l’amianto ha indicato, quella dell’utilizzo, quindi dell’esposizione ai materiali potenzialmente pericolosi, anche cancerogeni. Nella nostra realtà, nelle industrie locali, in particolare le fibre artificiali vetrose, i fumi di saldatura e del taglio al plasma con centinaia di lavoratori esposti. Per evitare un ragionamento liquido provo a definire una cornice che individuo nelle Direttive europee, iniziate nel 1989 inaugurando la politica comunitaria sul “miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro”. Una “Direttiva quadro” in continua evoluzione, in seguito sono state approvate 26 su specifici rischi lavorativi. Visti i dati degli infortuni e degli omicidi sul lavoro che in Italia non diminuiscono e dato il tempo trascorso ritengo giusto vada fatto il punto, chiedersi se le direttive europee hanno fallito, verificare i passaggi. L’interrogativo a cui rispondere è se vi è un difetto originario nelle direttive, oppure il problema si pone nell’ambito del recepimento italiano, vista la diversità dei risultati tra paesi membri. Inoltre va valutata la completezza dell’estensione per una efficacia dell’applicazione preventiva per preservare e migliorare la sicurezza e salute, senza ritardi. A questo riguardo viene confermata la posizione del Magistrato Guariniello che segnalava per il nostro paese una grande produzione e varietà di norme in materia di sicurezza accompagnata da una grande confusione applicativa. Si tratta, a livello Europeo, di Direttive “sociali” finalizzate al miglioramento delle condizioni di vita, di Direttive e regolamenti con finalità di “mercato” cioè volte a garantire degli standard uguali per tutte le imprese per una competizione a pari condizione. A queste valutazioni vanno aggiunti i regolamenti sulle registrazioni, valutazione, classificazione, etichettature, imballaggi delle sostanze cancerogene che hanno ovvie ricadute dei rischi sui lavoratori. Non sempre sono a favore dei lavoratori come la Direttiva del 2017 per l’aggiornamento dei livelli di sicurezza delle sostanze cancerogene, es. silicio. Rispetto alle esposizioni ai materiali potenzialmente pericolosi, per definire le politiche di restrizione o divieto per quanto riguarda i lavoratori delle industrie, che ricevono le maggiori dosi e le più alte concentrazioni, si usa il criterio epidemiologico con analisi nei laboratori dove l’ambiente e totalmente diverso dai posti di lavoro. A Monfalcone è stato fatto l’unico studio in fabbrica nei posti veri dove operano gli operai, nel 2002/2006. Occorrono diversi anni per riuscire a eliminare dalla produzione una sostanza che si è dimostrata cancerogena, nel frattempo l’industria mette sul mercato sostituti presentati come meno pericolosi ma che nei fatti si differiscono ben poco, ricominciando da capo il processo di valutazione. Dopo tanti anni di utilizzo ed esposizione, e di pochi mesi fa il riconoscimento che diverse sostanze che compongono i fumi della saldatura e del taglio al plasma sono cancerogene. Pensiamo l’importanza di queste lavorazioni per costruire le navi, a quanti lavoratori esposti, a quante conseguenze non riconosciute, a quante sofferenze. Il mezzo litro di latte pagato caro!!!! Le Fibre artificiali vetrose sono dentro di questa cornice, allora basta silenzio. La conoscenza che i rifiuti delle fibre artificiali della nave Concordia sono stati classificati cancerogeni; le criticità emerse sulla classificazione del materiale, la mancanza in Italia di un laboratorio attrezzato, ecc. studio SPSAL Azienda USL di Reggio Emilia; la mancanza di analisi sugli elementi che compongono il materiale e sugli effetti moltiplicatori nelle conseguenze sui lavoratori; l’assenza della raccolta dati individuali sui lavoratori esposti: sul tipo di materiale usato, sui tempi di esposizione, sulle protezioni individuali, sulle ditte responsabili, mette a nudo il lavoratore in caso di conseguenze sulla salute, come per quello del riconoscimento; tutto questo chiama in causa e alla responsabilità tutti i soggetti politici, istituzionali, di interesse al lavoro, alla salute, all’ambiente. E un atto di attenzione importante la convenzione tra la Fincantieri e la Sapienza Università di Roma. Propongo due punti di riferimento: a) vengano usati solo materiali sicuri per la salute. b) venga applicato il “Principio di precauzione e Principio di prevenzione in materia ambientale….comporta l’obbligo per le Autorità amministrative competenti a stabilire una tutela anticipata rispetto alla fase di applicazione delle migliori tecniche proprie del principio di prevenzione….. C’è tanto da lavorare, serve il contributo più ampio, ma non c’è tempo, per questo diventi l’ossessione di ogni giorno”.

Luigino Francovig

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