Le istituzioni continuano a dare garanzie ai lavoratori, continuano a volerli
rassicurare senza però che a tutte queste promesse segua qualcosa di concreto. Il perder tempo delle istituzioni nel voler, almeno nelle intenzioni, dare continuità lavorativa a chi era stato deliberatamente escluso dall'accordo sindacale di gennaio vede come unica certezza, al momento, che i lavoratori interessati sono già a casa da due settimane senza che alcuna certezza sia stata loro data.
L'accordo sindacale che sta alla base dell'accordo di programma non è mai stato firmato da alcuna rappresentanza che coinvolgesse direttamente i somministrati. Dopo esser stati esclusi dal voto e visti i tempi lunghi di firma dell'Accordo di Programma, si richiede un nuovo accordo sindacale contenente tutti i lavoratori, indipendentemente dalla forma contrattuale loro applicata, e che lo stesso veda come soggetti coinvolti, assieme ad
istituzioni e privati subentranti nelle aree, non solo le sigle sindacali metalmeccaniche, ma
anche una rappresentanza della categoria dei somministrati in quanto non si accettano più
esclusioni da qualsiasi dei soggetti coinvolti, sindacale o istituzionale.
Torniamo nuovamente a ribadire con costanza che seppur siamo consapevoli che
l'emergenza sanitaria non ha certamente giocato a favore dei lavoratori, la stessa non può essere una scusante pienamente accettabile, perché che gli esuberi esistessero era ben noto fin da ottobre; ancor più da gennaio, quando i numeri vennero esplicati nell'accordo sindacale e a quel tempo non era in previsione alcuna emergenza covid e l'accordo di programma era nelle dichiarazioni pronto alla firma.
Risulta evidente che le nostre preoccupazioni non riguardano il dar fiducia alle
istituzioni sul fatto che questa ricollocazione ci sarà, ma riguardano invece i tempi. I
somministrati sono già stati lasciati a casa e non possono pagare l'inefficienza di una
politica che solo un attimo prima della tragedia si accorge che mancano le dovute garanzie
occupazionali. Di una politica che solo dopo che è pronta a dare oltre 80 milioni di euro ad
un privato, si rende conto che non è una spesa sostenibile e accettabile per il tessuto
socio-economico di un intero territorio, a fronte dell'alto prezzo pagato in occupazione.
Chiediamo pertanto che, in continuità d'intenti con le azioni predisposte da CGIL e
FIOM, vi sia un risposta chiara, completa ed immediata che risponda alle esigenze di
occupazione, crescita e tutela del territorio, nonché sia garantita la presenza delle parti
sociali interessate affinché si possa controllare, vigilare, partecipare ed intervenire per nome e per conto di chi troppo facilmente e troppo frequentemente è considerato vittima assoggettabile di decisioni altrui.
Potrebbe piacerti anche...
Non ci sono media correlati