GORIZIA / MONFALCONE - Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: le iniziative del Comando Carabinieri


TG CIOCIARIA E LAZIO del 19 novembre 2025

“ È stato un falso movimento il documento unitario approvato dal Consiglio Comunale di Monfalcone che aveva l’obbiettivo di aprire un confronto costruttivo con Fincantieri, perché è evidente che l’attuale quadro politico e incompatibile con un’azione del genere, carica di significati, da aver immediatamente compattato ai vari livelli la destra di Governo nel rifiuto, per sviare l’opinione pubblica dalle critiche avanzate dall’azienda spostando invece il fuoco polemico sull’opposizione di sinistra. Mi chiedo a chi serve la politica contrapposta e delegittimante, nazionale con la delega in bianco all’azienda, gli accordi per lavoratori da altri paesi e l’atto di “deresponsabilizzare” l’azienda sull’amianto e quella locale che va dal silenzio complice alla contrapposizione minacciosa verso l’azienda e i lavoratori, arrivando ad utilizzare in modo strumentale e populista la religione e il Dio di tutti. Questa ipocrisia sta distruggendo la città. Siamo oltre al ridere e alla tristezza insieme, è stato superato ogni limite di non ritorno. Come è possibile che succeda questo? Calata la polvere delle dichiarazioni si vede la città Monfalcone nuda, ferma ad alzare cancelli e muretti, davanti ad una Fincantieri diventata universale, vincente. Gli stessi soggetti politici, istituzionali, sociali, e gli stessi temi individuati con l’acquisizione della prima nave passeggeri, che sono diventati grandi, maggiorenni, come: il sistema di produzione del prodotto a livello regionale e oltre; l’organizzazione del lavoro; la mancanza di lavoratori; la prevenzione della salute e della sicurezza; i cambiamenti sul territorio per quanto riguarda la casa, sanità, scuola, integrazione. L’azienda e i lavoratori, di strada ne hanno fatta, che va riconosciuta, purtroppo dentro un rapporto e risultati impari, le navi più belle, gli utili in bilancio, le paghe più basse. Non applicata la responsabilità di armonizzare gli interessi particolari legittimi con l’interesse generale. Le denunce sugli appalti e il loro controllo, le richieste fatte dal sindacato sono rimaste senza risposta. La mancata contrattazione ha fatto lievitare tutta una serie di difficoltà in città, mettendo a nudo la politica regionale, quella di delegare all’Azienda la soluzione per tutto, una sostituzione dello Stato. Certo se ci fossero state delle risposte non saremo in questa situazione di perdenti. Due mondi distanziati quasi senza vincoli reciproci che li tenga insieme, naturalmente nella differenza degli obbiettivi e delle possibilità. Quindi, le tematiche oggi sottolineate non sono cadute all’improvviso dal cielo, e la decisione di partecipare al governo dei processi di loro competenza, tornando nello spazio rimasto vuoto per troppo tempo, sicuramente sarà utile per invertire la deriva democratica. Il nodo da sciogliere è: chi decide e quale sarà il ruolo dell’Amministrazione Comunale, la partenza non è stata delle migliori se tutto è in mano a una mediazione di parte. Un ruolo da pretendere. Se l’azienda è universale, lo Stato è locale, il lavoro che per anni ha creato integrazione, emancipazione, cittadinanza, benessere nel cambiamento ha perduto questo ruolo. Oggi la politica locale riprenda la rappresentanza, riduca le diseguaglianze diventate enormi, mondi separati. Riduca le distanze sociali diventate fratture fonte di sfiducia nel riconoscersi nello Stato. Servirà costruire gli obbiettivi come un’opportunità, il lavoro diventi strumento, la Fincantieri un alleato, per governare i processi, dentro la costruzione della Monfalcone 2040. Città investita dalla “questione tempo” un processo inarrestabile: l’età media dei residenti molto alta, i tempi di vita, le nascite. Non mi interessa indicare i colpevoli, non merita risposta chi urla e batte i pugni, chi denigra, non c’è spazio per loro e non c’è tempo. Oggi è il tempo dei responsabili e dei sarti. Si parta con la condizione prima che è il rispetto, il riconoscimento dei ruoli, l’umiltà come consuetudine per un confronto positivo, attenti al merito delle questioni. Per arrivare alla costruzione dell’unità della città che avverrà quando smetterà di lamentarsi e scenderà in piazza a rivendicare su obbiettivi solidi, dopo aver ascoltato veramente chi lavora e con il loro mandato vincolante. Solo allora cambia tutto cambia, i confronti saranno vissuti, le contrattazioni riconosciute, i risultati sentiti per un patto, per una Monfalcone futura condivisa”.
Luigino Francovig
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