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BOLOGNA - Hiv: casi dimezzano ma crescono le diagnosi tardive

“Fondamentale la prevenzione”
Aggiunto il: 02/12/2025
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In Emilia-Romagna le nuove diagnosi di infezione da Hiv sono quasi dimezzate nell’arco di poco meno di vent’anni, passando da 368 casi nel 2006 a 197 nel 2024 (-46,5%), pur restando la regione al terzo posto in Italia per numero complessivo di casi. Il quadro è stato illustrato in commissione Politiche per la salute dell’Assemblea legislativa regionale, presieduta da Giancarlo Muzzarelli, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids dell’1 dicembre. Rimini e Parma restano le province con l’incidenza più alta, con rispettivamente 8,5 e 8,4 casi ogni 100mila abitanti, mentre seguono Ravenna, Forlì-Cesena, Reggio Emilia, Bologna, Modena, Piacenza e Ferrara. Resta tuttavia molto elevata la quota delle diagnosi tardive, che nel 2024 ha riguardato il 56% dei nuovi casi. “L’impegno che vogliamo portare avanti – ha sottolineato Muzzarelli – è quello di una cultura della prevenzione per assicurare risposte. Gli obiettivi che abbiamo come Regione sono quelli di proteggere la salute individuale per evitare di contrarre l’infezione, ridurre la diffusione e l’impatto sul sistema sanitario regionale, promuovere la consapevolezza della prevenzione sottoponendosi ai test e usando il profilattico”. A fare il punto sul quadro clinico sono state Cristina Mussini, ordinaria di Malattie infettive all’Università di Modena e Reggio Emilia e direttrice della clinica del Policlinico di Modena, e Giovanna Mattei, dirigente regionale dell’Area malattie infettive e programmi di prevenzione collettiva. Le nuove diagnosi riguardano in prevalenza uomini (74%), persone tra i 30 e i 39 anni (30%) e cittadini italiani (67%), con la trasmissione sessuale come principale modalità di contagio (87%). Torna però a crescere l’incidenza tra le persone con dipendenza da sostanze. Nel 2024 le nuove diagnosi sono state 197 complessivamente, mentre i nuovi casi di Aids sono stati 30. Dal 1996, con l’introduzione delle terapie antiretrovirali, si è registrato un forte calo delle diagnosi e dei decessi e un aumento delle persone che convivono a lungo con la malattia. Centrale, per la prevenzione, il ricorso alla PrEP – Profilassi Pre Esposizione: nei primi dieci mesi del 2025 in Emilia-Romagna sono state erogate 10.535 confezioni, per una spesa di circa 275mila euro, con circa 3.600 persone stimate in carico. Nel 2024, inoltre, sono state distribuite 35.984 confezioni di preservativi nei servizi consultoriali regionali. Nel dibattito in commissione sono emerse anche preoccupazioni politiche e organizzative: Elena Ugolini (Rete Civica) ha chiesto perché “in Emilia-Romagna non sarà più possibile aderire al servizio di profilassi preventiva per chi viene da fuori regione”, mentre Eleonora Proni (Pd) ha sottolineato che “le cose da fare siano ancora moltissime anche se la situazione è cambiata rispetto a quello che si è vissuto negli anni 90 per quanto riguarda pregiudizi e stigmi” e ha chiesto come rafforzare il legame tra prevenzione, Cau e medicina territoriale. Nicola Marcello (FdI) ha evidenziato “l’assenza in commissione dell’assessore alla Sanità, vista l’importanza dell’argomento” aggiungendo che “bisogna rimediare alla mancanza di test rapidi gratuiti ed evitare di escludere dalla PrEP le persone residenti fuori regione”. Per Paolo Trande (AVS) “è importante cogliere suggerimenti provenienti dall’esposizione di persone competenti e trasformarle in indirizzo politico” perché “uno dei rischi più grandi è il calo di attenzione sull’Hiv ma il problema ancora esiste”. Lorenzo Casadei (M5s) ha ribadito che “la prevenzione è ancora oggi sottovalutata”, mentre Giovanni Gordini (Civici con de Pascale) ha concluso che “il tema dello stigma va superato cercando di parlare a tutti per proteggere la popolazione”.

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