MONFALCONE - Armare la polizia locale? Il Comune da ragione al sindacato Sapol e nel 2026 arriverà un "arsenale".


Relazione per gruppo multidisciplinare sintesi fratture costali

La drammatica morte dei tre migranti che cercavano riparo dal freddo riporta al centro dell’attenzione il tema dell’assistenza alle persone senza dimora in Friuli Venezia Giulia. Un fatto che, secondo la consigliera regionale del Partito Democratico Manuela Celotti, «non può lasciare indifferenti, perché quanto avvenuto è gravissimo dal punto di vista umano e di civiltà». Da qui la proposta di istituire un fondo regionale per l’emergenza freddo, destinato a sostenere in modo strutturato i servizi di bassa soglia nei Comuni. «La Regione, in primis, non può voltare il capo, ma deve invece chiedersi come sostenere le quattro città ex capoluogo di provincia, e i Comuni in generale, attraverso un apposito fondo per l’emergenza freddo, finalizzato al potenziamento dei servizi di bassa soglia rivolti alle persone senza dimora presenti in regione», afferma Celotti. La consigliera ricorda come il tema non sia nuovo: «Già lo scorso anno, nella Stabilità 2025 presentammo un emendamento per introdurre questo fondo. In quell’occasione trovammo una chiusura da parte del Centrodestra, ma quest’anno rinnoveremo la richiesta attraverso lo stesso articolato emendamento». La proposta prevede uno stanziamento complessivo di oltre 3 milioni di euro nel triennio 2026-2028, destinati ad attivare e rafforzare i servizi di bassa soglia per le persone in grave marginalità. Per Celotti la questione va oltre la sola emergenza invernale: «Perché la Regione Fvg, soprattutto alla luce della enorme disponibilità finanziaria, dovrebbe fare in modo che in ogni città ex capoluogo di provincia e in ogni Comune vengano garantiti, con lo stesso livello di diffusione e qualità delle risposte, i servizi di base alle persone in grave marginalità, che si tratti di persone italiane, comunitarie o extracomunitarie». Accanto all’assistenza immediata, la consigliera sottolinea anche la necessità di intervenire sulle cause sociali dell’emarginazione: «L’altro ragionamento, politico, va fatto però sul tema dell’inclusione, perché accanto ai servizi di bassa soglia è necessario mettere in atto percorsi virtuosi di contrasto all’emarginazione sociale, scardinando le dinamiche che portano le persone a quei livelli di esclusione e di abbandono». E aggiunge: «Non basta dire che ci sono posti liberi nei servizi, bisogna chiedersi perché le persone arrivano a tali livelli di marginalità e quali strategie è necessario mettere in atto per prevenire queste derive e recuperare le persone che si trovavano a viverle». Infine, un richiamo specifico riguarda la situazione delle persone migranti presente soprattutto a Trieste: «La Regione non può continuare a ignorare e a non voler affrontare la presenza delle persone richiedenti asilo costrette nelle piazze di Trieste o in luoghi abbandonati perché non siamo in grado di costruire dei servizi di prima e pronta accoglienza per chi arriva sul nostro territorio dalla rotta balcanica o per chi, contando solo su un lavoro precario, deve lasciare l’accoglienza e finisce poi in strada».
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