Due fatti oggi danno la misura del fallimento di una classe dirigente, non solo politica anche se i politici ne portano la maggiore responsabilità. Ed il perché è presto detto: i vertici delle aziende controllate, da quella Sanitaria alla Trieste Trasporti, sono di squisita nomina politica, così come i vertici amministrativi degli enti pubblici (a partire da Comune e Regione) subiscono la sudditanza psicologica, che non esiste solo per gli arbitri di calcio, di chi governa.
Il primo è oramai entrato nelle barzellette. Si tratta del fermo interminabile del Tram di Opicina per il quale per altro in questi ultimi anni (sindaci Cosolini e Dipiazza: sempre loro) si sono spesi fior di quattrini (una quindicina di milioni). Si direbbe “sfortunà” ma non per tutti che pochi ne hanno tratto fior di guadagni.
Realisticamente, se va bene, ma molto bene, se ne riparla per l’estate del prossimo anno (2020).
Il secondo è ulteriore conferma che lo spoils system, ovvero il piazzare propri uomini ad ogni cambio di maggioranza politica ai vertici delle aziende (pubbliche) controllate, ha prodotto quasi sempre disastri. Perché è dalla prima metà degli anni Ottanta che il criterio di scelta è passato dalla meritocrazia alla “fedeltà”. Insomma “anche mone, anzi meglio: così non danno ombra, ma miei”.
Pertanto non deve stupire la notizia che il Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore, costosamente rifatto con i nostri quattrini, sia di fatto non operativo per “mancanza di UN medico”, che è uno: pare si sia ammalato pure lui tra Natale e Capodanno.
E questo sfascio della Sanità triestina è una brutta storia che va avanti da almeno venti anni, dunque sotto tutte le bandiere.
Questo episodio ripropone con forza la questione delle risorse umane, medici e paramedici, e la loro gestione a Trieste (negli ospedali ma anche nella Sanità territoriale).
Quanto aveva ragione la Ministra Bindi quando cercò, abbastanza inutilmente, di mettere i dipendenti della Sanità di fronte alla scelta tra pubblico e privato. Oggi da tempo la divisione non è più netta e molti medici fanno attività intra moenia (visite a pagamento in ospedale) ed extra moenia (come professionisti privati), così come i classici “medici della mutua”.
Tutto ciò francamente non è tollerabile oltre, sempre che si voglia garantire una funzionale assistenza sanitaria pubblica e non incentivare il ricorso ai privati, seppure “convenzionati”, aumentando così i biblici tempi di attesa per analisi e visite specialistiche nelle strutture pubbliche. Oppure mantenere il caos dei “lenti” soccorsi ospedalieri.
Si due episodi che da soli bastano a lumeggiare lo stato comatoso di una intera classe dirigente, opposizioni (lo scriviamo soffocando il riso) comprese
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