“Nel caso Wartsila c’è la necessità di un nuovo La Pira. Ormai quasi nessuno si ricorda di questo grande personaggio della vita politica, sociale e religiosa del nostro Paese, che, nella vertenza sulla chiusura della fabbrica del Pignone nel 1953-1954, capì che dopo la solidarietà, che è un qualcosa che dà risposta immediata, è necessario che ci sia l’azione dell’uomo nel proporre soluzioni alternative, la capacità di perseverare e rompere gli schemi. All’epoca la soluzione fu trovata, contro tutto e tutti, nell’aiuto dell’industria partecipata dallo Stato. E l’industria di Stato, l’Eni nel caso specifico, ne ricavò utili e sviluppo nel futuro anche attraverso il coinvolgimento e le idee delle maestranze salvate dallo strazio della perdita del posto di lavoro”. Fabio Kanidisek della Fim Cisl Wartsila Italia ha il quadro più che chiaro: a Trieste – afferma in sostanza – abbiamo la chiusura inspiegabile di uno stabilimento performante; una comunità cittadina e regionale che ha capito i gravi rischi che la forte desertificazione industriale fa correre al futuro della nostra “ex” provincia; la piena solidarietà a tutti i livelli. Ma, almeno per il momento, nessuno sembra essere in grado di formulare concrete soluzioni alternative. “A Trieste – incalza Kanidisek - abbiamo tutti allineati: gli industriali, il Presidente del Porto, l’Arcivescovo, il Sindaco, il Presidente e la Giunta Regionale. Ci sono le idee che tanti ingegneri di Wartsila Italia sarebbero ben felici di condividere per un futuro industriale del sito. Ci sono le braccia ed il cuore di tante lavoratrici e tanti lavoratori di Wartsila e dell’indotto che sarebbero pronti a far valere le loro capacità in una sfida per il futuro. Ora serve però un nuovo La Pira che si prenda le proprie responsabilità. Che rompa le scatole a chi è in posizioni di vertice, a chi può decidere, a chi deve dimostrare con i fatti e non con le parole da che parte si deve stare. Solo così le soluzioni per il sito industriale della Grandi Motori si potranno trovare. Mi domando chi avrà il coraggio di farlo”. E sulla vicenda Wartsila, interviene anche il segretario generale della Cisl Fvg, Alberto Monticco: “Bisogna - afferma – che anche le istituzioni diano segnali chiari non solo a parole, ma anche con azioni concrete, a partire dal primo cittadino di Trieste, Roberto Di Piazza, che aspettiamo con la sua auto a bloccare, assieme alle maestranze, l’uscita dei motori della Wartsila, così come dichiarato pubblicamente qualche giorno fa”.
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