ANAGNI - Santovincenzo incalza l'amministrazione su legalità e trasparenza dopo i fatti di Ceccano.
TRIESTE - Tamaro (SAP): “Serve segnale forte per restituire autorevolezza alla Polizia e combattere l’impunità”.
La qualità dell’aria a Ceccano e Frosinone non migliora, anzi. Secondo i dati più recenti dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Lazio (ARPA Lazio), le centraline di monitoraggio hanno registrato un numero eccessivo di superamenti dei limiti giornalieri e annuali di polveri sottili PM10. Nell’ultimo report di ARPA Lazio datato 8 novembre 2024 sulla qualità dell’aria in Provincia, i valori dei parametri rilevati dalle stazioni di Ceccano e Frosinone Scalo evidenziano un nuovo superamento del numero di giorni consentiti nell’arco dell’anno del PM10 previsti dalla normativa vigente. In testa troviamo, ancora una volta, il comune di Ceccano, che ha raggiunto ben 47 superamenti dall’inizio del 2024, seguito da Frosinone Scalo con 41. I valori rilevati nelle altre stazioni di Ferentino, Alatri, Fontechiari, Cassino, Anagni San Francesco e Frosinone Via Mazzini non evidenziano al momento superamenti rispetto ai limiti previsti dalla legge. Si tratta di una situazione che si protrae ormai da anni e che vede Ceccano e Frosinone capoliste in fatto di inquinamento atmosferico. Le cause sono molteplici e in molti casi, complesse: si va dal traffico veicolare, alle emissioni industriali, al riscaldamento domestico e alle polveri sottili provenienti da attività agricole fino ad arrivare alla conformazione orografica della Valle del Sacco che rende di per sé difficile la dispersione degli inquinanti. Una situazione che si aggrava di anno in anno in particolare con l’arrivo dell’inverno, che comporta inevitabilmente un maggior consumo da un punto di vista di riscaldamenti e mobilità. Ma se a Frosinone l’amministrazione Mastrangeli, nonostante polemiche e ritardi, sta lavorando per trovare una soluzione attraverso modifiche alla viabilità e politiche attive rivolte alla transizione energetica, a Ceccano la situazione è più complicata, soprattutto a seguito delle vicende giudiziarie che hanno portato all’arresto del sindaco Caligiore e alla conseguente caduta del Comune, che rallenteranno di conseguenza qualsiasi iniziativa volta alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Una questione che non è passata inosservata all’associazione Fare Verde Provincia di Frosinone, la quale ha annunciato l’intenzione di chiedere al nuovo Commissario Prefettizio Fabio Giombini “drastiche misure per il contenimento dell’inquinamento dell’aria specificando di poter interloquire con persone di certificata conoscenza nelle materie scientifiche e con un medico pneumologo”. La cattiva qualità dell’aria a Ceccano deriverebbe anche da azioni poco incisive portate avanti dalla ormai ex amministrazione comunale: nonostante gli eventi “green” e alcuni interventi sull’efficienza energetica degli edifici pubblici, quali la sostituzione delle vecchie caldaie con modelli a condensazione e l’installazione di pannelli fotovoltaici, il problema è rimasto. L’ex assessore all’ambiente Riccardo del Brocco ha sempre sostenuto che i dati su Ceccano fossero condizionati dal posizionamento della centralina di monitoraggio, situata vicino alla ferrovia e a un semaforo dove i veicoli tendono a sostare con il motore acceso, insistendo sul fatto che questa posizione influisca negativamente sui dati rilevati, distorcendo la percezione reale della qualità dell’aria in quel punto preciso della città. Dichiarazioni a cui ARPA ha sempre risposto sostenendo che i valori della centralina sono corretti e rappresentativi. Le polveri fini, note come PM10 o PM2,5, rappresentano una delle principali minacce per la qualità dell’aria che respiriamo. Queste particelle inquinanti, che possono essere di origine sia organica che inorganica, sono talmente piccole da essere invisibili a occhio nudo, ma la loro capacità di penetrare nei nostri apparati respiratori può avere gravi conseguenze sulla salute. Motivo per cui la questione è stata sottoposta all’attenzione della Direzione Ambiente della Commissione Europea che, già ad aprile scorso, aveva richiamato l’Italia a rispettare gli obblighi incombenti per i superamenti dei valori limite annuali per i quali il nostro paese è stato sanzionato per ben due volte dalla Corte di Giustizia Europea. E Ceccano e Frosinone hanno contributo a questo risultato. “Dopo quattro anni le Istituzioni Nazionali, Regionali e Comunali non sono riuscite ad adottare provvedimenti idonei per dare esecuzione della sentenza emessa nel 2020”, avevano dichiarato da Fare Verde Provincia di Frosinone, sostenuti anche dai dati rilevati dalla stessa Arpa Lazio. Bisogna inoltre sottolineare che livelli di inquinamento simili vanno ad aggravare una situazione già particolarmente critica, cioè quella che riguarda il bacino della Valle del Sacco, che ricordiamo rientra nel perimetro SIN (Sito di Interesse Nazionale) e coinvolge altre matrici ambientali tra cui le acque sotterranee, il suolo e il bioaccumulo di inquinanti su vegetali e prodotti di origine animale.
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