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“È avvilente leggere certi commenti da chi ha ricoperto, e ricopre, ruoli istituzionali a Monfalcone e in Europa”. Così Massimo Bulli, esponente dei Progressisti per Monfalcone, interviene duramente sulla vicenda della chiusura dei centri culturali islamici e l’esproprio degli immobili da parte del Comune, criticando il tono e i contenuti di alcune dichiarazioni rilasciate in questi giorni.
“Tra sproloqui su moschee irregolari, presunte invasioni islamiche e complicità della sinistra, emerge solo un livore personale che colpisce una comunità pacifica. Viene applicata la legge in modo strumentale per chiudere, ma ignorata quando si tratta di rispettare gli obblighi richiamati dallo stesso Consiglio di Stato”, sottolinea Bulli, citando il punto 6.2 della sentenza definitiva, che fa riferimento alla necessità per l’amministrazione di prevedere aree idonee per il culto, garantire la leale collaborazione con le confessioni religiose e astenersi da ostacoli e discriminazioni ingiustificate. Secondo Bulli, invece, “tutto questo da parte dell’amministrazione non si vede”. La Costituzione viene evocata solo in parte – osserva – “con richiami strumentali all’articolo 8, dimenticando l’articolo 19 che tutela la libertà di culto”. Nel mirino anche l’affermazione sulla “ritrovata dignità del piano regolatore”, definita da Bulli “una forzatura retorica per far risaltare il termine ‘dignità’ in un contesto che invece dimostra la sua assenza”. “Un piano regolatore può essere applicato correttamente o meno, ma non è portatore di dignità. Quella la stiamo invece perdendo noi, come istituzioni, quando rinunciamo al nostro ruolo di garanti dei diritti e dell’inclusione”, conclude Bulli.
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