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L’Università Popolare di Trieste celebra nel 2025 i 125 anni di attività e i 60 di impegno a favore delle comunità italiane nei Paesi dell’ex Jugoslavia, oggi Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro e Bosnia, in collaborazione con il Governo italiano. Fondata nel 1899 per rendere l’istruzione accessibile a tutti, continua oggi la sua missione culturale con una proposta formativa ampia e in evoluzione. «Nacque per colmare un vuoto culturale e offrire a tutti accesso all’istruzione. Allora si parlava di alfabetizzazione, oggi di competenze digitali e apertura al mondo, ma lo spirito resta lo stesso: rendere la conoscenza un bene comune» spiega il presidente Edvino Jerian. Con circa 800 soci e sede in piazza Ponterosso, l’Università propone ogni anno quaranta corsi per tutte le generazioni, dalle lingue all’arte fino a competenze digitali e pratiche quotidiane. «Non siamo solo un ente di formazione ma una scuola di comunità» aggiunge Jerian. Il vicepresidente Paolo Rovis ha ricordato i dati dell’indagine sui corsi 2024-2025, che registrano un’ampia soddisfazione e volontà di rinnovare l’iscrizione. Tra le novità 2025-2026 ci sono corsi di informatica, fotografia digitale, social media, attività di benessere come yoga e un nuovo corso per caregiver. Confermati i corsi artistici e linguistici, compresi giapponese, cinese, croato e sloveno. Dal 1964 l’Università Popolare sostiene 54 comunità italiane all’estero con docenti, libri, borse di studio, conferenze e spettacoli, per mantenere viva lingua e cultura italiana. «Il nostro compito è anche offrire strumenti alle nuove generazioni per sentirsi parte di una comunità più ampia» sottolinea Jerian. Le celebrazioni ufficiali si terranno il 21 novembre con una cerimonia in Consiglio comunale, un incontro con le comunità italiane nel Ridotto del Verdi e lo spettacolo “Aggiungi un posto a tavola” al Rossetti. «Non è soltanto un anniversario, ma un’occasione per riflettere sul passato e rilanciare il futuro. Una festa per la città e un momento di unità con le comunità italiane all’estero» conclude Jerian.
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