MONTREAL - Callari al Forum IA: “Rafforzare le sinergie pubblico-privato per far crescere l’innovazione anche in FVG”


TRIESTE - Un minuto di raccoglimento del Consiglio regionale per l’infanticidio di Muggia

“Ancora un caso gravissimo: l’uccisione di un bambino di nove ann ad opera della madre. Ancora un gravissimo fatto di cronaca legato alla salute mentale, un argomento che il SAP ha voluto affrontare durante il Congresso Provinciale di Trieste del 20 gennaio scorso: “La salute mentale nel lavoro quotidiano dell’operatore di Polizia, scenari futuri, vecchi problemi”. Ormai è quotidianità che i nostri interventi, non solo a Trieste, siano conseguenza di atti criminali commessi da persone con problemi di salute mentale, o in stato di alterazione alcolica o sotto dell’effetto di sostanze stupefacenti. Interventi delle forze dell’ordine che avvengono in casa, presso le strutture ospedaliere e negli stessi uffici di Polizia, proprio per contenere queste persone in stato di agitazione e/o alterazione. Sono casi che non possono essere lasciati soli in attesa “dell’ultimo atto”, quello dell’intervento di Polizia, quando praticamente ormai è tardi e spesso tutto è compromesso.
Quando un caso prettamente sanitario diventa un caso giudiziario diventa tutto più complicato e grave: è un fallimento sociale. C’è una falla in questo sistema, lo stesso che decreta Alejandro Stephan Meran, l’assassino che in Questura di Trieste uccise gli Agenti Pier Luigi Rotta e Matteo Demenego, “un assassino assolto” dalla giustizia italiana, perché riconosciuto incapace di intendere e volere. Un caso che ha messo in luce l’evidente mancanza di strutture, prima per non essere riusciti a dare una risposta adeguata alle richieste dei suoi familiari nelle ore precedenti alla tragedia, poi perché è stato molto difficile reperire una struttura idonea, in questo caso una REMS per le cure “in sicurezza” del soggetto. Sono casi di persone che hanno bisogno di cure ed assistenza da parte di personale specializzato e che, se lasciati soli o non “seguiti ", rischiano di commettere dei reati, spesso gravi, ai danni delle persone creando un forte allarme sociale e mettendo a grave rischio la propria incolumità e quella delle loro vittime”.
In ogni caso va riconosciuta la responsabilità giuridica di chi commette un reato anche se incapace di intendere e volere, con l’obbligatorietà di intraprendere un percorso curativo in strutture adeguate e sicure per gli operatori sanitari e che garantiscano la sicurezza anche per la popolazione. Ci sono poi casi “minori”, per modo di dire, che quotidianamente coinvolgono le nostre città, dove i protagonisti sono quei soggetti che fanno uso e abuso di alcol e droghe, che nel momento di alterazione commettono azioni che mettono in pericolo la sicurezza pubblica. Molti di questi sono soggetti stranieri provenienti da zone del mondo fortemente problematiche e interessate da conflitti: più di qualcuna di queste persone manifesta insofferenze di natura psichiatrica. Non vogliamo esprimerci sulla riforma Basaglia, spesso utilizzata come contenzioso politico, ma è chiaro che il sistema così com’è oggi non è in grado di fornire quelle risposte e quel supporto necessario né per i “malati” né per le loro famiglie: prime vittime perché spesso lasciate sole a doversi confrontare con un problema enorme e di difficile soluzione. È necessario poi che ci sia un’obbligatorietà della terapia per coloro che non accettano la cura”.
Lorenzo Tamaro - Segretario Regionale F.V.G.
Potrebbe piacerti anche...
Non ci sono media correlati