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Il sindaco di Muggia, Paolo Polidori, interviene sulle polemiche seguite alle notizie relative alla vendita del Castello, respingendo le critiche e definendo “strumentali” le richieste avanzate in particolare dal Partito Democratico sull’eventuale esercizio del diritto di prelazione da parte del Comune. Polidori sottolinea di aver atteso alcuni giorni prima di prendere posizione, osservando un dibattito che, a suo giudizio, ha assunto i toni di un “circo” mediatico, alimentato da chi avrebbe cercato visibilità più che un confronto serio. Il primo cittadino ricorda come, negli anni in cui il centrosinistra amministrava il Comune, il Castello fosse già in vendita a un prezzo notevolmente inferiore rispetto a quello attuale, senza che allora fosse esercitato alcun diritto di prelazione, né avanzate richieste in tal senso. Polidori evidenzia inoltre che l’attuale trattativa si è sviluppata nell’arco di circa un anno e si chiede dove fossero, fino ad oggi, coloro che ora sollevano la questione. Nel merito, il sindaco contesta anche l’ipotesi di una gestione pubblica economicamente sostenibile del Castello, definendola priva di basi concrete: secondo Polidori non vengono mai chiarite le fonti di finanziamento necessarie a sostenere i rilevanti costi di manutenzione del maniero, lasciando implicitamente intendere che le risorse dovrebbero essere sottratte ad altri settori sensibili come il sociale, la manutenzione delle strade o la sicurezza. Il primo cittadino richiama inoltre il ruolo della famiglia Bossi, che negli anni passati ha acquistato e curato con attenzione e passione il Castello, preservando un pezzo importante della storia cittadina.
Polidori chiarisce anche l’aspetto procedurale: dal 16 dicembre, data in cui il Ministero ha comunicato al Comune l’avvenuta compravendita, la Soprintendenza prevede per legge un termine di soli venti giorni entro il quale Comune o Regione potrebbero eventualmente esercitare il diritto di prelazione. Entro questo arco temporale, spiega il sindaco, l’ente dovrebbe reperire risorse pari a 3,3 milioni di euro e approvare l’atto in Consiglio comunale, un’ipotesi che definisce di fatto impraticabile. Da qui la critica a iniziative come la proposta di raccolta firme, giudicata irrealistica e fuorviante nei confronti dei cittadini. Il sindaco esprime infine rammarico per il fatto che, nel dibattito pubblico, non sia stata ascoltata la voce della famiglia Bossi, così come per la nuova proprietà, che aveva chiesto riservatezza per un periodo limitato, e per l’intermediario coinvolto nella trattativa, rimasto estraneo a ricostruzioni mediatiche ritenute imprecise. “Quando sarà il momento – conclude Polidori – questa sarà una storia che varrà la pena raccontare con serietà e rispetto per tutti i soggetti coinvolti”.
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